E alla fine… i primi Cartonauti!

[/media-credit] Laura, Ingrid e Marcello – foto di Emma Scabbia

Così abbiamo deciso di concludere la nostra avventura nel festival CartaCarbone: con un’intervista agli inventori del gioco che è diventato un po’ l’emblema della nostra esperienza. Vi presentiamo Ingrid, Laura e Marcello.

È cambiato il modello finale dal progetto iniziale?

Non c’era un’idea iniziale. Avevamo un obiettivo ma non sapevamo come raggiungerlo e molti sono stati anche gli impedimenti. In realtà abbiamo prodotto una decina di prototipi durante questo lungo anno, per vedere cosa funzionava e cosa no. Nonostante non ci fosse un piano iniziale, il gioco ha avuto un’evoluzione enorme, è cambiato moltissimo.

Quante persone sono state impiegate per realizzarlo?

Tutte le persone che hanno partecipato siamo stati noi tre, ma con molte più mani di quante ne vedete. No, stiamo scherzando, dobbiamo ringraziare tutte le persone che, per rappresentazione, vogliamo chiamare folletti. Quando le cose si sono fatte effettivamente complesse, ad esempio quando abbiamo realizzato di aver pensato ad 84 carte, tutte da illustrare, e che non ce l’avremmo mai fatta da soli, abbiamo dovuto chiedere una mano a chi poteva darcela. In quel caso abbiamo contattato più di duecento illustratori, grazie alla scuola di Sarmede che ci ha dato la disponibilità. Di tutte le risposte che abbiamo ricevuto, c’è stata una cernita, per scegliere quelle che più erano appropiate, che si adattavano al senso del gioco, che potessero fungere da ispirazione per i partecipanti ma, dettaglio importante, che potessero essere ridotte al formato 7×10 delle carte. Comunque, per quanto riguarda la creazione effettiva del gioco, il regolamento eccetera, ci abbiamo lavorato noi tre esclusivamente, coinvolgendo, in diverse occasioni, dei team di giocatori eroici, con la funzione di trovare le falle nelle regole. È importante ascoltare anche chi ha pareri completamente diversi e abbiamo potuto proporre il nostro gioco solo dopo aver raggiunto un prototipo abbastanza completo, in modo tale che i giocatori ci dessero il via libera. Abbiamo contattato tre circoli: quello di Padova (gli Overlord), con cui avevamo già contatti pregressi, il circolo di Montebelluna (i CarriDisarmati) e il circolo di Silea (la Tana dei Goblin).

Le persone a cui lo avete proposto avevano un range di età particolare?

Noi abbiamo previsto che il gioco, come è adesso, sia apprezzabile dai 14 anni in su. Questo non esclude però che si possa giocare anche da prima. Non c’è invece un limite per l’età massima. L’unico limite sono le regole di grammatica, di analisi del periodo e di struttura narrativa, che chiaramente hanno bisogno di un minimo di conoscenza. In questo aiuta molto il fatto che si tratti di un gioco collaborativo e che possano giocare anche persone al di fuori delle tre o sei previste dal gioco, degli aiutanti esterni, come abbiamo potuto verificare anche durante prove del gioco in Loggia. Per tornare al progetto iniziale, ci siamo orientati subito sull’adattare il gioco all’utente tipico del festival: un lettore, che si presume dunque avere un’età in cui sia fuori dalle scuole medie. Nonostante ciò abbiamo avuto tantissime richieste da parte di insegnanti anche delle medie, per adoperare il gioco nei laboratori a scuola.

Questo è stato il vostro primo gioco da tavolo o ne avevate già progettato un altro?

Marcello di idee ne ha avute tantissime, ma questo è stato il primo ad essere realizzato e finito assieme.

A chi lo regalereste?

A tutti. Siamo partiti senza aspettative ma vedere le persone che giocavano ci ha fatto capire che a tutti piace scrivere e raccontare storie. Anche a coloro che sembravano inerti o incapaci di tirar fuori delle idee, magari per timidezza, e invece poi si ritrovano coinvolti e trascinati dalla storia perché una storia vuole vivere per conto suo, ha un potere di autodeterminazione.

L’idea è partita dall’improvvisa ispirazione di uno di oppure è frutto di un lungo ragionamento?

(Ingrid) In realtà è partito tutto da Bruna, che è una mia carissima amica, ma anche l’ideatrice del festival CartaCarbone. Lei ci ha contaminato con il suo entusiasmo e voleva qualcosa di speciale per questa edizione 2017. Il progetto è partito addirittura dalla fine dell’edizione 2016, con una Bruna che mi chiedeva se avessi qualche idea per rendere ancora più particolare il festival: la mia risposta è stata subito contattare Laura e Marcello, per lavorare a questo folle progetto.

Come descrivereste il vostro gioco in tre parole?

Collaborativo, improvvisazione letteraria, creatività, contaminazione… In tre parole è un po’ complicato. Non per nulla per giocarci tre parole non bastano!

Asia, Edoardo, Emma, Giacomo, Letizia, Sara, Liceo Scientifico Leonardo da Vinci

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