“Amatrice non c’è più” di Neris Casteller

Sette del mattino. Una leggera foschia avvolge il greto del fiume Tronto. Beppe, il cane meticcio a pelo raso, corre in balia di un’euforia incontenibile. “Beppe! Beppe!Ti prego aspettami” grido cercando disperatamente di stare al passo. Si ferma, rizza le orecchie e mi guarda con la lingua penzoloni. “E’ il suo momento, caro Guido, è lui il protagonista oggi!” esclama mio zio. Lo vediamo scomparire tra la vegetazione e ricomparire vicino a noi. Lo lasciamo divertire un po’ prima di addentrarci tra i boschi di castagni, pioppi e faggi in cerca di tartufi. E’ bello introfularsi tra gli alberi e ascoltare gli uccelli: c’è un’aria fresca, profuma di foglie e di legno. Beppe, con il muso, sfiora il terreno, si ferma, caccia il naso umido nella terra spostando foglie e pezzetti di rami secchi. “E’ venuto a trovarmi mio figlio Tommaso che vive all’Aquila. Sono così in pensiero… sempre a convivere con la paura del terremoto” sospira zio Antonio. “A scuola ci hanno detto: ‘Tutti sotto la porta!’ esclamo in modo teatrale. “E se viene di notte?” continua pensieroso. “Sono sicuro che non succederà, dai! Che pensieri” ribatto un po’ stizzito. Con quei discorsi mi sta rovinando la giornata. Beppe è stanco e si distende vicino a noi. Abbiamo camminato tanto e non abbiamo trovato tartufi ma ho scattato tante foto. “Altro che cane da tartufi, a me sembra più un caccia conigli!” esclamo divertito. Beppe ci guarda, scodinzola. “Già! Epoco più di un cucciolo…” dice lo zio scuotendo la testa.

Una doccia, una veloce cena ed esco di nuovo. E fine agosto e dovrebbe essere arrivata al paese Ludovica per le vacanze dai nonni. Lei viene dal nord e ci conosciamo da sei anni; mi piace il suo temperamento da vero maschiaccio. Nelle sere estive, noi ragazzi ci ritroviamo nella grande piazza contenti di rimanere insieme un po’ più a lungo. “Però, Ludovica com’è cambiata!” penso vedendola arrivare. Il mio cuore fa una capriola. Non riesco a nascondere il mio imbarazzo quando la saluto, non avevo mai notato quanto fossero belli quegli occhi color cioccolata. “Oggi ho visto volteggiare le aquile reali” racconto ai miei amici simulando il volo. Tutti mi imitano alzando ed abbassando le braccia come fossero ali: corriamo per la piazza come rapaci sospinti dal vento e ridiamo felici. Ci sono tanti turisti ad Amatrice in questo periodo per la festa dell’amatriciana, tutto è al completo e le antiche vie medioevali profumano di cibo. Seduti sui gradini della chiesa di Sant’Agostino guardiamo le foto scattate oggi: Ludovica le trova incantevoli. Per me, d’incantevole, c’è solo lei.  “Ciao, ci vediamo domani pomeriggio…” le dico prima di rientrare a casa.

“Chiudi la luce Guido! Etardi, dormi” dice mamma entrando in camera. Sto terminando di leggere “Il piccolo principe” che la maestra ci ha dato da leggere per le vacanze. 23 agosto: mancano solo 17 giorni all’inizio della scuola! Mamma rimbocca le coperte alla mia sorellina Rosa che già dorme da un pezzo e mi dà un bacio sulla fronte. Era da tanto che non lo faceva, chissà, forse le dispiace che stia crescendo così in fretta. “Buonanotte mamma. Ti voglio bene” le dico stringendola per un attimo.

E’ una notte quieta, non si sente neppure un cane abbaiare. Amatrice, la Madre del Tronto, si addormenta sotto un manto di stelle e una luna argentea.

“A domani  Guido… dormi bene” sussurra chiudendo la porta.

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