Il romanzo come autobiografia del possibile

Non c’è un punto da cui si deve iniziare a scrivere di sé. E prima ancora, non c’è una regola per scrivere.

O meglio, ci sono delle regole che aiutano a rendere bello ciò che vogliamo dire perché è vero che è il mondo interno a creare quello esterno, ma è anche vero che il mondo esterno e gli strumenti che si usano per riprodurlo, influiscono sul modo che i nostri pensieri hanno di mostrarsi.

Tantissimi grandi scrittori hanno fatto della loro vita un capolavoro letterario. Primo fra tutti, lo sappiamo, Marcel Proust. A dimostrazione del fatto che ‘tradotta’ in un certo modo, un’esperienza può diventare universale.

lettura autobiograficaCerto, non è semplice. Ma non impossibile. Il mondo è pieno di scrittori che l’hanno fatto. E ai corsi di scrittura, non è raro leggere racconti che non hanno nulla da invidiare a quelli che si trovano negli scaffali delle librerie.

Padri, madri e zie, appena diventano segni d’inchiostro sulla carta si trasformano in personaggi, con occhi nocciola, capelli crespi, sopracciglia cespugliose. Diventano personaggi veri e propri che si animano e prendono vita e si concedono dosi più o meno massicce di fantasia.

Paradossalmente a volte è attraverso la fiction che riusciamo a dire cose più vere del vero. Anche di noi stessi.

Mario Vargas Llosa in un libro intitolato La verdad de las mentiras sostiene che i romanzi sono menzogne che dicono la verità. Sono menzogne perché sono finzioni ma sono finzioni che ci permettono di accedere a verità che, altrimenti, non riusciremmo ad afferrare in modo altrettanto intenso e pregnante:

«Una finzione riuscita incarna la soggettività di un’epoca e perciò i romanzi, anche se, confrontati con la storia, mentono, ci comunicano alcune verità elusive e evanescenti che sfuggono sempre a coloro che descrivono scientificamente la realtà».

Scrivete gente, è grande il piacere, anche fisico, che si prova a resuscitare pezzi di vita custoditi tra i misteriosi anfratti della memoria. “Non ho niente da dire?” Nulla di più sbagliato. Come è ben noto, chi è sopravvissuto alla propria infanzia ha storie da raccontare per il resto dei suoi giorni.

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