La poesia nasce cantando

Ieri sera a Palazzo Di Francia Rosaria Lo Russo ha presentato la sua silloge Poema, accompagnata da Andrea Breda Minello, insegnante ed esperto di teatro e cinema. Nata nel 1964, fiorentina, Rosaria è una poeta-performer, o per dirla con le sue stesse parole, una “poetrice”, oltre che un’appassionata studiosa del teatro e della sua storia.Poema è caratterizzato da una spiccata sensibilità ritmica e metrica e da una costante attenzione all’aspetto linguistico. Si può notare infatti un accentuato plurilinguismo di ispirazione dantesca e un frequente ricorso alla citazione. Le fonti di Lo Russo appartengono sia alla tradizione italiana ­­− un esempio fra molti è Leopardi −  sia alla poesia contemporanea, tanto che la sua opera è stata definita da Elio Pagliarani una “abbuffata linguistica”.

 

 

Prima dell’evento abbiamo fatto una breve intervista alla poetessa.

Lei si definisce poeta-performer, c’è una delle due attività che la rappresenta di più? Essere performer è stata una conseguenza dell’essere poetessa?
Per me l’aspetto performativo è intrinsecamente connesso al fare poetico, quando scrivo penso cantando, dentro di me c’è già la musicalità del verso cantato. Del resto, nella storia della letteratura ci sono molti esempi di questo tipo, tra i tanti mi viene in mente Shakespeare.

Da cosa si fa ispirare prima di scrivere una poesia?
Non ho una precisa fonte di ispirazione. Quando avevo la vostra età avevo come modelli Carmelo Bene e Anne Sexton, due autori per me fondamentali.

Cosa ne pensa del panorama della poesia italiana contemporanea?
A mio parere è molto ricco di varie e intense personalità, talmente tanto da non riuscir quasi a dare un giudizio e a capire se sia un bene o un male. L’aspetto che più mi fa riflettere è il fatto che a una folta schiera di poeti non ne corrisponda una, altrettanto numerosa, di lettori.
Ritengo che Internet, in questi ultimi anni, abbia reso la poesia un’arte usa e getta, in quanto i poeti più giovani hanno l’occasione di condividere istantaneamente l’opera, riducendo così il tempo del piacere che si proverebbe pubblicandola attraverso un percorso lungo ed elaborato.

 

 

Testo e foto di Chiara Marengo e Chiara Spilotros

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