“Succede ogni notte” di Maria Cristina Benetti

Ho imparato un gioco nuovo, me lo ha insegnato il mio papà. Si chiama “tutti sotto la porta”.

Ma qui la porta non c’è. Ci sono tante tende. Mi piace il campeggio ma quando esco a giocare devo mettere la maglia pesante. Mamma ha il raffreddore, le gocciola il naso. Le ho chiesto “perché facciamo campeggio con questo freddo?”

La mia mamma non gioca più con me. Ci sono tante cose che non fa più. Mi piaceva quando metteva il rossetto, quello rosa era il mio preferito. A volte lo metteva anche a me. Cantava sempre preparando la cena. Sabato pomeriggio facevamo i biscotti.

Adesso i biscotti ce li regalano. Come mi manca il profumo di burro e di cose buone!

Forse le manca il mio papà. Mi hanno detto che se ne è andato ma non ho capito dove. Prima di partire papà mi dice sempre di fare la brava.

Forse questa volta non l’ha fatto perché come dice la mia mamma, brava lo sono già.

Forse è partito di notte mentre dormivo.

Forse è stato quando la terra ha cominciato a tremare e gli oggetti cadevano. Le case non stavano in piedi. C’era tanta polvere. Correvano tutti, urlavano. Si chiamavano per nome. Qualcuno rispondeva, altri no. Poi silenzio, solo pianti.

Io non ho pianto. Mamma sì. Tanto.

Certo che un campeggio così grande non l’avevo mai visto. La piscina non c’è ma ci sono tanti bambini. Anche le loro mamme e i loro papà hanno il raffreddore. Nascondono le facce dentro al fazzoletto. Parlano poco. Quando lo fanno gli occhi gli diventano rossi, proprio come alla mia mamma. C’erano anche loro quando è venuta tutta quella polvere. Cadeva dal cielo. C’era polvere ovunque quella notte che il mio papà se ne è andato. Ma quando torna il mio papà?

Alla mia mamma non lo chiedo più. Ogni volta che lo faccio mi stringe forte forte, ma non mi risponde. Devo fare la brava.

Se faccio la brava il mio papà tornerà.

Adesso ho tanti amici, anche tra i grandi. Hanno vestiti neri e gialli, e dei buffi cappelli. Mamma dice che sono qui per aiutarci visto che il papà non c’è. Mi sorridono sempre, mi danno le caramelle. Ne mangio tante di caramelle. Qualcuna la porto alla mia mamma. Così le passa presto il mal di gola.

Forse è per questo che parla poco.

Forse è per questo che piange. Non mi piace vedere la mamma che piange.

Ieri ho pianto anch’io. Non trovavo la mia gonna preferita. Quella che mi metto quando gioco alla ballerina. L’ho lasciata nella mia cameretta. Mamma dice che forse andremo a vivere in una casa nuova. E che mi comprerà un tutù, come le ballerine vere.

Non vedo l’ora di tornare a giocare alla ballerina, nella mia stanzetta.

Ma più di tutto voglio che torni il mio papà. Aspetto da tanto che ritorni. La mia mamma dice che lui è sempre con me. Lo cerco ovunque. Lo cerco tra le tende. Ma non riesco a vederlo.

Allora aspetto la sera, quando gli occhi mi si chiudono. E finalmente arriva il mio papà.

Mi accarezza i capelli, mi da il bacio della buonanotte. Mi racconta una favola, mi dice “dormi, fa la brava”.

La terra trema ancora, ma non ho paura: con me c’è il mio papà.

Succede, quando arriva, la notte.

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