“Domani” di Monica Mantovani

23 Agosto 2016

Ore 21:00

Hai 40 anni.

Lei ha preparato la camomilla per tutti e due, scaldato il latte per Luca, con i biscotti al malto sciolti dentro; ha pure deciso cosa cucinare per pranzo il giorno dopo. E tu, per il giorno dopo, hai una decisione importante da annunciare: glielo dici finalmente al tuo capo che ne hai le scatole piene di lui e delle sue paturnie. Certi giorni dà indicazioni perché tu abbia carta libera su tutto e diventi un semidio mentre altre volte diventi il capro espiatorio delle sue scelte azzardate. Ultimamente, andare al lavoro è una discesa agli inferi, arrivare in ufficio è come scendere nelle viscere della terra.

Le dimissioni di domani saranno un altro passo di quello che tu e tua moglie avete pensato per il vostro “noi due”.

Ore 22:30 <Ok, basta. Deciso>

Sei tornato a vivere al Paese in aprile. Non ne potevi più di continuare ad abitare in centro città e ascoltare traffico ed ingoiare luci e respirare angosce.

Al Paese tutto è a misura di famiglia. Beatrice va a scuola in bicicletta da sola, Luca sta per ore in cortile a cacciare le lucertole senza paura che qualcuno possa fargli del male.

I tuoi genitori hanno costruito con sacrificio quella casa in Paese, ricavando due piccoli appartamenti, uno per te e uno per tua sorella. “Per le vacanze”, dicevano. Ma tu hai deciso che quell’angolo di paradiso dove eri cresciuto, confine fra le Marche e l’Abruzzo, e dove tu e Sara andavate ogni estate da innamorati e poi da famiglia, era il posto giusto. E così, quel sogno, un po’ alla volta lo stavate costruendo: Sara era riuscita a conquistare il posto di insegnante di sostegno alle medie del Paese, dopo corsi e master senza fine, dopo esami sostenuti con i bambini in pancia, nel caldo delle palestre di luglio e nel freddo dei cinema a ottobre. Precaria, ma felice. Tu continui ancora a fare la spola dal Paese alla periferia della città dove lavori. Sarebbe stato meglio fosse stato in centro storico, l’ufficio: avresti potuto raggiungerlo col bus, comodamente seduto, leggendo e guardando fuori da un finestrino le luci che ti corrono incontro, invece devi sempre  avere la macchina sotto il sedere e le mani strette sul volante.

Domani – che liberazione! – lo dici al tuo capo che ti dimetti e vai a fare quello che tuo padre faceva ma che aveva escluso per te: “suo figlio” doveva avere di meglio. Orari migliori, vita migliore, più tempo per sè e per la sua famiglia, tempo che non fosse scandito dai capricci della natura, dalla siccità, dai parassiti e dalla tempesta che in pochi minuti può distruggere il raccolto.

Imparerai a lavorare la terra di queste colline e a ricavarne il buono che c’è, perché di buono qui ce n’è: ogni pietra sembra incisa dalla storia, innalzata dagli antichi romani, calpestata dagli uomini del medioevo, e arrivata fino a noi. La terra non è mai arida, rigagnoli spuntano tra le rocce a formare ruscelli e i campi donano a chi li ama, coltivandoli, fragole rosse di zucchero e succose di sole; a settembre le patate, il pane delle famiglie degli inverni lontani, fanno capolino dalle zolle e vengono raccolte. Inverni ghiacciati con solo il firmamento a illuminare le colline, ma primavere rigogliose di verde e luccicanti di cielo. Ti impegnerai. Ricominciare non sarà così semplice, ma ce la farete. Sei uno che nella vita si è sempre impegnato tanto. E con Sara e i bambini sarà tutto più facile.

Quasi mezzanotte…

Le stringi la mano per rassicurarla, lei chiude gli occhi parlando sempre più piano dei bambini, della nuova casa, della terra. Sua madre le ha regalato dei bulbi di giglio da interrare a gruppi di tre, come quelli della casa dalla quale tu l’hai rapita per avverare i vostri desideri: a primavera avrebbero profumato di bianco il giardino. Potrete fare quelle lunghe passeggiate che vi piacciono tanto in mezzo alle colline a scorgere il Lago Secco e nelle faggete, che i bambini considerano foreste incantate, a cercare funghi ed erbe e frutti rossi seguendo il ritmo delle stagioni che poi ritroverete anche a tavola. Ami quella donna che cucina così bene.

E’ il sogno che finalmente sta prendendo forma.

“Buonanotte, Amore. Dormi adesso. Andrà tutto bene, domani. Non pensiamo a domani. Domani andrà tutto bene, andrà tutto bene” sussurri, gli occhi al soffitto, aspettando il domani.

Poche ore a domani. Tre ore e trentasei minuti.

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