Potenzialità infinite

L’ultima giornata del festival si è aperta con l’incontro con uno dei finalisti del Premio Campiello, Francesco Targhetta, che ha presentato il suo primo romanzo Le vite potenziali; l’evento si è svolto nel reparto bistrot di NaturaSì, uno dei principali sponsor di Carta Carbone.
Il relatore ha innanzitutto presentato brevemente l’autore, ricostruendone la carriera letteraria: in seguito alla conclusione di un dottorato in Italianistica presso l’università di Padova, Targhetta si è dedicato alla scrittura. Dopo la pubblicazione della raccolta di poesie Fiaschi e il poema in versi Perché veniamo bene nelle fotografie, l’autore ha quest’anno pubblicato il suo primo romanzo, che ha riscosso grande successo.
Il presentatore ha quindi proposto una sua osservazione sul romanzo: dal racconto emerge che uno dei motori principali del libro è il tradimento in ambito lavorativo. Targhetta, trovandosi in accordo con il relatore, ha confessato di essersi ispirato ad alcuni fatti accaduti che lo riguardano in prima persona; in particolare ha rivelato di aver preso spunto da un tradimento avvenuto nell’azienda in cui lavorava sua madre. Infatti i tradimenti e le piccole chiacchiere sono, a suo parere, ciò che informa le nostre vite; di conseguenza ha fatto in modo che il nucleo centrare del suo romanzo fosse proprio il tradimento.
Successivamente è stato dedicato ampio spazio alle domande del pubblico e alle nostre osservazioni, a cui Targhetta ha risposto manifestando particolare interesse.
Abbiamo notato che l’ambientazione svolge una funzione importante nel suo romanzo, infatti le descrizioni paesaggistiche sono accurate e preponderanti nella narrazione e rimandano a delle realtà della nostra regione, in particolare a Mestre, Marghera, Casier e anche il nostro Liceo Da Vinci: noi abbiamo molto apprezzato questi riferimenti poiché hanno reso la nostra lettura ancora più interessante e curiosa. Volevamo sapere in che modo abbia risposto l’insieme dei suoi lettori a questa abbondanza di descrizioni di paesaggi veneti e se lei si sia preoccupato della possibilità che non tutti potessero apprezzarle come noi.
Questo deriva soprattutto dalla mia ossessione per la toponomastica e per la precisione e i dettagli; non ho avuto paura che questa componente potesse annoiare il lettore e non ho temuto di disturbare un lettore non veneto. Infatti ogni lettore sovrapporrà un’immagine di paesaggio diverso a quelle rappresentate nel racconto: del resto, il nostro paesaggio è simile a tanti altri, soprattutto nel nord Italia. Mi sarebbe piaciuto che il romanzo non venisse etichettato come “libro del nord-est”, ma è stato inevitabile.
Oltre ad avere un’importanza strutturale, l’ambientazione aiuta i lettori a immergersi nella realtà in cui sono immersi i personaggi del libro e il paesaggio, industrializzato e degradato ma allo stesso tempo misteriosamente affascinante, sembra essere uno specchio della vita e dell’interiorità dei protagonisti: vorremmo sapere perché lei abbia scelto di dare una tale importanza a queste realtà e quali elementi di contatto ci siano tra le caratteristiche ambientali e quelle esistenziali dei personaggi.
Zanzotto diceva che c’è una relazione circolare tra il personaggio e il luogo in cui vive: il paesaggio è un evento, accade, viene creato dalla nostra immaginazione. Lo stesso paesaggio si mostra differente se visto in due momenti diversi; siamo quindi noi a creare il paesaggio. All’interno del libro c’è una stretta correlazione tra le periferie cittadine, che sono ovunque indistinguibili, e Marghera, che è un ambiente in continua evoluzione, assomiglia alle vite dei personaggi che ci lavorano. I tre protagonisti sono in sintonia con la decadenza del luogo: un fondo di tristezza li accompagna sempre.
Le tre figure protagoniste, nelle loro diversità e complessità, incarnano tre diversi modi di vivere e approcciarsi al lavoro e alle relazioni umane: Alberto sembra rifiutare lo spirito competitivo, presentandosi come un leader mite e benevolo, GDL invece è mosso da un potente desiderio di soddisfare le proprie ambizioni mentre Luciano sembra esserne privo; volevamo sapere in quali caratteristiche dei tre individui si incarni e se abbia dato a ognuno delle qualità proprie?
Sì, ho sparpagliato mie caratteristiche in tutti i personaggi e ho regalato loro alcuni aneddoti della mia vita. Luciano è quello che mi somiglia di più, per motivi caratteriali e ideologici e soprattutto per la sua diffidenza verso la tecnologia; tuttavia ci sono alcuni tratti in cui differiamo. D’altra parte bisogna andarci giù pesante con la descrizione dei personaggi, marcandone le caratteristiche e le peculiarità per farle risaltare.
Abbiamo riflettuto a fondo sul titolo del suo libro, che racchiude molti significati che noi abbiamo interpretato in diversi modi: come le vite potenziali che i protagonisti immaginavano ma che non sono andate come si aspettavano, come le vite che sarebbero potute essere, come le vite infinite che si riducono a quella che effettivamente sarà. È nata così una domanda alla quale non abbiamo saputo dare una risposta definita, quindi la chiediamo a lei: esistono infinite vite potenziali per una persona o solo una?
Esistono infinite vite potenziali: le vite potenziali si proiettano nella nostra mente e si sommano alla vita presente, cambiando il nostro modo di stare qui ora.
Dato il suo passaggio dalla poesia alla prosa, volevo farle una domanda sullo stile: quanto ha influito la poesia e quali sono i suoi riferimenti?
La poesia forse ha influito maggiormente sui termini lessicali: è ovvio che, per gli argomenti che ho trattato, era necessario inserire molti termini tecnici. Per contrasto volevo quindi che ci fosse anche un’altra lingua, ovvero la lingua della letteratura. Per quanto riguarda la sintassi mi sono inspirato agli autori italiani, utilizzando frasi ampie; per la trama ho invece preso spunto dai romanzi americani che, a mio parere, sono i più efficaci.
Nel romanzo la figura femminile è messa quasi in secondo piano: che ruolo hanno le donne nel racconto?
Le figure femminili sono le più vicine alla vita e all’autenticità e le più lontane dal potere. Nonostante siano figure marginali suscitano invidia da parte delle figure maschili, in particolar modo da GDL, che pensa che le donne siano privilegiate.
Abbiamo osservato che uno dei temi centrali del suo libro è quello dell’ambizione e la competizione, un aspetto importante nella vita dei protagonisti ma anche nella realtà.
La caratteristica che differenzia i tre protagonisti in modo più evidente è il diverso approccio che hanno a questo aspetto della vita, strettamente connesso a quello della realizzazione personale: a noi è sembrato che, nonostante le soddisfazioni lavorative, i tre amici non fossero realmente felici, soprattutto dal punto di vista esistenziale. Si trova d’accordo con questa nostra considerazione o crede che le loro vite non avrebbero comunque potuto avere una svolta migliore?

 

 

Testo e video di Anna Casellato, Teresa Cecchinato, Irene Moratto e Anita Zavan

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