Quando il buio genera fiducia

Nella libreria BRaT, lo scrittore Nicola Barca e l’illustratrice Michela Baso hanno condotto i partecipanti del laboratorio “Affidarsi al buio” in un’esperienza di fiducia basata sul legame tra guida e guidato, in cui il contatto ha dato vita a un gioco di coppia al buio.

Gli autori hanno sviluppato l’evento sulla base del loro libro per ragazzi Nel buio, una graphic novel in cui le immagini, potenti e significative, narrano la storia di Lucio, un ragazzo apparentemente audace e sicuro di sé, inserito in un contesto familiare difficile. Quando si troverà nel buio totale di una grotta, durante una gita scolastica, emergeranno tutte le sue paure e debolezze. Saranno il confronto e l’aiuto reciproco tra il protagonista e una ragazza cieca a permettere loro di superare le difficoltà dovute alla crescita e le insicurezze legate ai cambiamenti nel periodo adolescenziale.

Sulla falsariga della vicenda narrata “nel buio”, nel laboratorio è stato proposto un esperimento di fiducia. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi, uno dei quali avrebbe fatto da guida all’altro, i cui membri si sono prestati a essere bendati e quindi a lasciarsi andare, affidandosi alle indicazioni della guida scelta in modo casuale. Nel totale silenzio di una stanza appositamente allestita con numerosi ostacoli (sedie, cuscini, una palla e dei teli), le persone bendate sono state guidate da un estraneo in un percorso della durata di dieci minuti. Alla fine dell’attività, dopo scontri, contatti fisici e risate soffocate, i partecipanti si sono riuniti in cerchio per far emergere le sensazioni provate e per condividere le riflessioni che l’esperienza ha suscitato.

Questo laboratorio ha permesso di confrontarsi con una realtà a molti sconosciuta, quella del buio totale, che spesso può spaventare e causare un senso di smarrimento, confusione e disagio: l’esperimento ha dimostrato che ambientarsi nell’oscurità, anche se per poco tempo, è una sfida che mette alla prova l’aspetto psicologico della persona, che inaspettatamente si vede privata di uno dei suoi organi di percezione principali e deve imparare a gestire questa sua nuova condizione.

Articolo e foto di Anita Zavan e Irene Moratto

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