Una donna può tutto: 1941. Volano le Streghe della notte

Ieri sera a Ca’ dei Ricchi la giornalista, scrittrice e conduttrice televisiva Ritanna Armeni ha presentato il suo libro, vincitore del Premio Comisso 2016, intitolato Una donna può tutto: 1941. Volano le Streghe della notte.

Nella sala gremita del palazzo, a presentare l’autrice è stata Cristiana Sparvoli, che ha introdotto sinteticamente l’opera e i temi trattati dando una chiara idea del carattere unico dell’opera biografica.

Donne eroiche, aviatrici di un reggimento sovietico completamente femminile nella Seconda Guerra Mondiale, Streghe che volavano nel buio e bombardavano il nemico tedesco, ragazze coraggiose e determinate che hanno avuto un ruolo tanto importante quanto sconosciuto al mondo: le loro storie sono state raccolte dall’autrice grazie alla testimonianza dell’ultima Strega ancora in vita, Irina Rakobolskaja, durante due viaggi in Russia tra il 2015 e il 2016.

È una storia non solo di guerra e violenza, ma soprattutto di uguaglianza, intraprendenza, autonomia, amicizia e forza; l’autrice ha scelto di sottolineare questi aspetti delle vicende per distinguerle dalle altre storie di guerra che hanno al centro la figura femminile, privilegiando così la specificità delle Streghe di essere un reggimento di donne auto-organizzato.

 

Prima dell’incontro, abbiamo avuto la possibilità di toglierci alcune curiosità e di ottenere dei chiarimenti sul libro.

 

Lei ha raccontato le storie eroiche di giovani donne decise a perseguire i propri obiettivi nonostante i pregiudizi che la società aveva nei loro confronti. Dato che esistono diversi romanzi sul ruolo femminile nell’ambito bellico, non ha pensato, prima di iniziare questo percorso, che il suo libro potesse omologarsi agli altri? Quali crede che siano l’unicità e il punto di forza della sua opera?

Non starebbe a me dirlo, ma ai miei lettori, però il punto di forza potrebbe essere il fatto che sia stata una donna a raccontare di un gruppo di donne. In genere, a riportare le vicende di guerra sono i grandi generali e gli uomini di stato, invece in questo caso si è trattato di una figura diversa, che raccontava con spirito patriottico e femminista l’esperienza bellica di un gruppo tutto al femminile.

Io di libri sull’argomento ne ho letti tanti, ma Irina mi ha fornito una visione della guerra completamente diversa; mi ha descritto episodi di sorellanza, solidarietà e amicizia che difficilmente si trovano, poiché quando si racconta di guerra di solito ci si concentra sugli aspetti più cruenti: violenza, sangue e dolore.

 

Per quale motivo crede che la creazione di un reggimento totalmente femminile sia avvenuta solo in Russia, e non in Italia o in altri Paesi? Dato che lei ha compiuto degli studi approfonditi sull’argomento, volevamo chiederle se si possa trovare un parallelismo tra le Streghe sovietiche e le partigiane italiane, o se il ruolo delle prime sia stato più impegnativo e rischioso.

L’esperienza delle Streghe credo sia unica nel mondo e nella storia degli eserciti ed è stata piuttosto casuale: è avvenuta per un motivo storico, infatti questa generazione di donne è stata la prima nata dopo la Rivoluzione russa del 1917, che includeva nella propria ideologia la parità tra uomo e donna.

Le donne avevano iniziato a occupare posizioni anche maschili – alcune di loro, ad esempio, studiavano materie tradizionalmente riservate agli uomini –, quindi quando è scoppiata la guerra esse non accettarono di essere estromesse da ciò che per loro era molto importante, ovvero la difesa della patria. Chiesero di poter far parte dei reggimenti aviatori, però non ricevettero subito risposte positive: in seguito furono ammesse nell’esercito cosicché il governo di Stalin potesse dimostrare che la promessa della parità fosse stata mantenuta. Il terzo reggimento aviatrici, il 588, è sopravvissuto più degli altri due grazie al solido legame tra le Streghe, rappresentando così una grande eccezione.

Credo che l’unico paragone possibile nella storia sia quello con le guerrigliere curde, essendo anch’esse organizzate in modo autonomo contro l’Isis, nemico fondamentalista come i nazisti. Invece le nostre partigiane hanno avuto un ruolo tanto importante quanto subalterno, infatti agivano in gruppi di resistenza con una predominanza maschile e non avevano un’organizzazione propria.

 

Potrebbe raccontarci cosa la ha colpita particolarmente durante le ricerche per la stesura del libro, ad esempio, un episodio che la ha sorpresa o la vicenda, per lei più significativa, che le è stata raccontata?

Ciò che mi ha colpito sono state l’ironia e la freschezza con cui Irina si esprimeva. Mi ha raccontato che lei aveva una relazione con uno studente, Dimitri, con il quale si scambiava molte lettere dopo essere partita per l’addestramento. Quando lei era in viaggio verso Engels, nel treno merci non c’erano bagni ma solo un grande vaso bianco per i bisogni, che le Streghe avevano soprannominato Sergej: lei aveva fatto ingelosire il suo innamorato parlandogli di Sergej e così Dimitri le aveva detto di scegliere tra lui e il vaso. Mi ha sorpreso molto che questo sia stato il primo episodio che abbia condiviso con me.

 

La passione e il coinvolgimento di Ritanna Armeni per la storia delle Streghe hanno suscitato grande interesse tra gli spettatori e tenuto viva la loro attenzione: la sua esperienza unica, gli episodi singolari e l’eccezionalità delle aviatrici russe hanno permesso di affrontare il tema dell’emancipazione femminile con un tono originale e unico.

 

 

Testo e foto di Enrico Casagrande e Anita Zavan

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